20/11/17

Cicerone, Machiavelli e l'Occasione

E essaminando le azioni e vita loro, non si vede che quelli avessino altro da la fortuna che la occasione, la quale dette loro materia a potere introdurvi drento quella forma che parse loro: e sanza quella occasione la virtù dello animo loro si sarebbe spenta, e sanza quella virtù la occasione sarebbe venuta invano.
(Il Principe, cap. VI)

Cicerone tratta dell'occasione, occasio, nel suo De officiis, all'interno della trattazione del concetto di decoro, cioè il senso della misura, dell'appropriatezza, dell'opportunità.
Ecco il passo (De officiis I, 142-143):




...E, naturalmente, il Capitolo Dell'Occasione ;)

- Chi se' tu, che non par' donna mortale,
di tanta grazia el ciel t'adorna e dota?
Perché non posi? e perché a' piedi hai l'ale? -
- Io son l'Occasione, a pochi nota;
e la cagion che sempre mi travagli,
è perch'io tengo un piè sopra una rota.
Volar non è ch'al mio correr s'agguagli;
e però l'ali a' piedi mi mantengo,
acciò nel corso mio ciascuno abbagli.
Li sparsi mia capei dinanti io tengo;
con essi mi ricuopro il petto e 'l volto,
perch'un non mi conosca quando io vengo.
Drieto dal capo ogni capel m'è tolto,
onde invan s'affatica un, se gli avviene
ch'i' l'abbi trapassato, o s'i' mi volto. -
- Dimmi: chi è colei che teco viene? -
- È Penitenzia; e però nota e intendi:
chi non sa prender me, costei ritiene.
E tu, mentre parlando il tempo spendi,
occupato da molti pensier vani,
già non t'avvedi, lasso! e non comprendi
com'io ti son fuggita tra le mani. 


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