Il 30 maggio, Poggio scrive a Bruni sull'avvenimento.
È il drammatico racconto della morte eroica di Geronimo da Praga, l’eretico boemo catturato con l’inganno dai prelati del concilio di Costanza e giustiziato sulla forca. Poggio ha assistito al processo e non pare neanche convinto della verità delle accuse: «dispiace che un ingegno così preclaro, così eccellente, sia caduto nell’eresia; se pure è vero ciò di cui lo accusano».La narrazione che segue trabocca di ammirazione per quest’uomo che sino alla fine non volle rinunciare alle sue idee e che non a caso egli paragona a Catone. La nobiltà e il coraggio di Geronimo – «nessuno degli stoici ebbe un animo così costante», scrive Poggio –, saldo nell’affrontare, iocunda fronte, la morte senza abiurare, contrastano con la meschinità e l’arroganza dei cardinali.
Nessun commento:
Posta un commento