Poggio e Girolamo da Praga

Nel 1416, durante il Concilio di Costanza, veniva processato per eresia Girolamo da Praga, allievo di Giovanni Huss. Gli hussiti propugnavano l'uguaglianza sociale, la fine degli abusi della gerarchia ecclesiastica, una maggiore collegialità nella Chiesa; non mancavano anche aspetti nazionalisti cechi.

Il 30 maggio, Poggio scrive a Bruni sull'avvenimento. 
È il drammatico racconto della morte eroica di Geronimo da Praga, l’eretico boemo catturato con l’inganno dai prelati del concilio di Costanza e giustiziato sulla forca. Poggio ha assistito al processo e non pare neanche convinto della verità delle accuse: «dispiace che un ingegno così preclaro, così eccellente, sia caduto nell’eresia; se pure è vero ciò di cui lo accusano».
La narrazione che segue trabocca di ammirazione per quest’uomo che sino alla fine non volle rinunciare alle sue idee e che non a caso egli paragona a Catone. La nobiltà e il coraggio di Geronimo – «nessuno degli stoici ebbe un animo così costante», scrive Poggio –, saldo nell’affrontare, iocunda fronte, la morte senza abiurare, contrastano con la meschinità e l’arroganza dei cardinali.

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