11/10/17

Vi fu un tempo....

Cicerone, De inventione, I, 2
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Nam fuit quoddam tempus, cum in agris homines passim bestiarum modo vagabantur et sibi victu fero vitam propagabant nec ratione animi quicquam, sed pleraque viribus corporis administrabant, nondum divinae religionis, non humani officii ratio colebatur, nemo nuptias viderat legitimas, non certos quisquam aspexerat liberos, non, ius aequabile quid utilitatis haberet acceperat. Ita propter errorem atque inscientiam caeca ac temeraria dominatrix animi cupiditas ad se explendam viribus corporis abutebatur, perniciosissimis satellitibus. Quo tempore quidam magnus videlicet vir et sapiens cognovit quae materia esset et quanta ad maximas res opportunitas in animis inesset hominum, si quis eam posset elicere et praecipiendo meliorem reddere; qui dispersos homines in agros et in tectis silvestribus abditos ratione quadam conpulit unum in locum et congregavit et eos in unam quamque rem inducens utilem atque honestam primo propter insolentiam reclamantes, deinde propter rationem atque orationem studiosius audientes ex feris et immanibus mites reddidit et mansuetos.

Ci fu un tempo in cui gli uomini vagavano qua e là nei campi come bestie e si procuravano da vivere col cibo selvatico, non facevano le cose con razionalità, ma si basavano per lo più sulla forza fisica; non si praticava ancora il culto religioso né si seguiva un criterio nella suddivisione dei ruoli umani; nessuno aveva mai visto matrimoni regolati dalle leggi né il concetto di figli legittimi, né aveva compreso quali vantaggi portasse l’uguaglianza giuridica. E così per errore ed ignoranza la passione, dominatrice cieca e incontrollata dell’animo, per soddisfare i propri bisogni si avvaleva in modo irrazionale della forza fisica, compagna rovinosissima. In quel tempo, qualcuno, evidentemente grande e saggio, si rese conto di quale potenziale innato e di quanta attitudine a cose straordinarie fosse insita nella mente degli esseri umani, se solo si fosse potuto tirarla fuori e migliorarla con l’educazione; costui grazie alla ragione fece sì che la gente disseminata nei campi e riparata in dimore di fortuna in mezzo ai boschi si raccogliesse in uno stesso luogo e vi si riunisse per una vita associata e, portandoli a capire il concetto di utilità e di dignità, mentre in un primo tempo recalcitravano perché non vi erano abituati, poi prestavano ascolto con sempre maggior interesse per la componente della razionalità e della parola di cui erano dotati, li fece diventare da esseri bestiali e disumani a creature civili.

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