31/10/17

La magnanimità, concetto antico


 Imagen relacionada In Cicerone, la magnanimitas, insieme alla fortitudo (fortezza) viene definita con l’espressione «animi excelsi atque invicti magnitudo ac vis» ("grandezza e forza di un animo eccelso e invitto"; cfr. De officiis I, 15). 
La magnanimitas teorizzata da Aristotele  (Etica Nicomachea, 1123a-1125b) si defiisce come «una specie di ornamento delle virtù: essa infatti le rende più grandi e non può sorgere senza di esse» (1124a). Aristotele insiste anche sulla moderazione e l’autocontrollo del magnanimus, e con questa serie di tratti il concetto passa all'epoca umanistica e al Rinascimento, che ne intravede le potenzialità per la caratterizzazione dell'"uomo forte", il princeps o il "principe civile" machiavelliano.

Essa finisce per riunire in sé tutte le virtù politiche: come scrive ai primi del Cinquecento l'umanista e politico Giovanni Pontano, «Non si tratta di essere solo benefico... né solo cultore della giustizia, la temperanza e la continenza, ma anche della fortezza, perché anche se i pericoli e le situazioni di pericolo in cui si mette in gioco la vita sono la materia stessa della fortezza e quasi il suo campo d'azione, tuttavia anche la magnanimità si esercita in queste cose e cerca in esse onore e gloria» (De magnanimitate, XXXIII, 2).

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